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Chirac, Jacques.

Uomo politico francese. Orientatosi verso l'attività politico-amministrativa dopo aver frequentato l'Ecole nationale d'administration, nel 1957 entrò alla Corte dei Conti e, grazie a una promozione straordinaria, poté accedere al gabinetto del direttore generale dell'agricoltura Pélissier. Passato nel 1961 al segretariato generale del Governo e notato dall'allora primo ministro Pompidou, ottenne incarichi di fiducia. Iscrittosi al partito gollista (UDR), nel 1967 venne eletto deputato al Parlamento e nel 1968 ottenne la nomina a segretario di stato alle Finanze, allacciando stretti legami col futuro presidente Giscard d'Estaing. Nominato ministro per i rapporti col parlamento nel 1971, passò successivamente al ministero dell'Agricoltura, godendo della massima fiducia del presidente Pompidou, di cui veniva considerato il "delfino". Rimase al ministero dell'Agricoltura sino al marzo 1974 quando venne nominato ministro degli Interni, carica che conservò solo sino al maggio successivo quando fu chiamato dal nuovo presidente Giscard d'Estaing a ricoprire la carica di primo ministro. Nel 1976 fu eletto sindaco di Parigi e ottenne la carica di segretario onorario dell'UDR. Candidato alle presidenziali del 1981, nel secondo turno fece confluire i voti su Giscard d'Estaing. Dopo la riconferma a primo cittadino della capitale (1983), nel 1986 venne nominato primo ministro dal presidente Mitterrand, in seguito alla vittoria del centro-destra nelle politiche. Sconfitto nelle presidenziali del 1988, dovette rinunciare anche alla carica di primo ministro, ottenuta da Michel Rocard. Eletto presidente della Repubblica nel 1995, C. ricevette inizialmente ampi consensi per la posizione assunta nei confronti dell'Unione europea, da lui fortemente sostenuta, e della guerra nella ex Jugoslavia. Di contro, suscitò le reazioni degli ambienti ecologisti e pacifisti internazionali in seguito alla decisione di riprendere gli esperimenti nucleari nel Pacifico meridionale (interrotti durante la presidenza di Mitterrand). In politica interna varò alcune misure per il risanamento economico che provocarono numerose proteste; toccò al primo ministro Alain Juppé il gravoso incarico di condurre le trattative con le organizzazioni sindacali. Dopo la vittoria delle sinistre alle elezioni parlamentari del 1997, si verificò la coabitazione forzata ai vertici dello Stato tra C. e il primo ministro socialista Lionel Jospin, leader del partito dopo la morte di Mitterand (1996). Nel corso del 1998 il Governo riuscì a ridurre il tasso di disoccupazione e a rilanciare l'economia, così che il 1° gennaio 1999 la Francia entrò di fatto nell'Unione economica e monetaria europea. Nel 2001 C. fu coinvolto in una serie di scandali riguardanti avvenimenti accaduti durante la sua permanenza alla carica di sindaco di Parigi, dal 1976 al 1995 (scandali sulle case popolari, sui fondi al suo partito, su una serie di viaggi personali, suoi e della famiglia, effettuati presumibilmente con finanziamenti pubblici). Nonostante fosse stata minata la sua credibilità, C. si ricandidò alla massima carica dello Stato per le presidenziali della primavera 2002. Le elezioni lo riconfermarono alla presidenza, ma segnarono la netta avanzata dell'estrema destra di Jean Marie Le Pen (con cui si scontrò al ballottaggio). Il terremoto elettorale provocò l'abbandono della scena politica da parte del socialista Jospin, dimessosi il 6 maggio e sostituito dal moderato di destra Jean-Pierre Raffarin. Nei confronti della crisi che contrappose Stati Uniti e regime iracheno, sfociata con l'inizio del conflitto il 20 marzo 2003, C. si schierò apertamente contro un intervento armato in Iraq senza il consenso dell'ONU, ponendosi perciò, insieme al leader tedesco Schroeder e al leader russo Vladimir Putin, in contrasto con l'amministrazione del presidente statunitense G.W. Bush; permise tuttavia agli aerei della coalizione diretti al teatro di guerra di sorvolare il proprio territorio nazionale. Il 2005 fu un anno difficile per la Francia e per C., il quale in maggio dovette subire la bocciatura della Costituzione europea da parte dei cittadini francesi, durante un referendum popolare per il cui esito positivo il presidente della Repubblica si era speso molto; in settembre fu poi colto da un leggero malore vascolare, mentre tra ottobre e novembre dovette fare i conti prima con uno sciopero nazionale indetto contro le riforme governative del welfare, i bassi salari e le privatizzazioni, e poi con la violenta rivolta delle periferie povere di Parigi (abitate per lo più da immigrati centro-africani e maghrebini), che portò a misure speciali di coprifuoco e indusse C. a condannare ogni forma di discriminazione sociale e a promette nuovi provvedimenti per combattere la disoccupazione. Tuttavia, ancora nel marzo-aprile 2006, una nuova ondata di protesta, questa volta diretta da sindacati e studenti contro la nuova legislazione per l'impiego giovanile (che di lì a poco venne ritirata), portò a un ulteriore calo di popolarità del capo dello Stato francese. Sul piano internazionale, nel gennaio precedente C. aveva annunciato al mondo che l'arsenale nucleare francese era stato riconfigurato in modo tale da permettere di colpire qualsiasi Paese avesse appoggiato un'azione terroristica contro la Francia. L'inquietante dichiarazione si inseriva nel quadro degli sforzi congiunti di Francia, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti per ostacolare il programma nucleare dell'Iran (n. Parigi 1932).